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Credit immagine: Il Napolista del 08 agosto 2017 |
Proteste di molti tifosi napoletani (soprattutto via social, in
verità) per il prezzo dei biglietti del Maradona. Questa volta sono i prezzi
per Napoli-Milan, quarti di Champions League, ad essere nel mirino (minimo €72,
massimo circa €300). Pur essendo gli stessi abbondantemente all’interno delle
medie europee (e sotto quelle italiane per partite di pari importanza), molti
napoletani si appigliano alla crisi economica per lamentarsi, come se non ci
fossero 50.000 esseri umani, tra Napoli e provincia, in grado di spendere tra i
72 e i 300 euro richiesti.
“Ma il calcio è uno sport popolare”, dicono.
È vero, e molto prima che le leggi di mercato la facessero da padrone,
precisamente fino agli anni ’80, c’era una legge dello Stato che limitava il prezzo dei settori popolari prima a 2.200, poi successivamente a 3.500, fino a 4.500 lire (meno del
cinema, tanto per fare un paragone). Erano gli unici settori con prezzo
calmierato per legge. E le società non potevano aumentarlo, pena sanzioni.
Anche gli abbonamenti erano soggetti alle stesse regole. Ma il primo ad
aggirare questa legge fu proprio Corrado Ferlaino, la cui gestione è spesso celebrata
da certi tifosi napoletani come antitesi della presunta lontananza dai desideri
dei tifosi da parte di Aurelio De Laurentiis. Infatti, nel 1984, grazie ad uno
stratagemma ideato da Antonio Pinelli, mente finanziaria del Napoli di allora,
la Società Calcio Napoli, fresca dell’acquisto di Diego Maradona, si inventò la
Quota ATCN (acronimo che stava per Associazione Tifosi Calcio Napoli),
sbandierata come una sorta di quota di azionariato popolare, definita
volontaria all’atto della sua istituzione, ma che senza la quale non era
possibile acquistare quell’abbonamento che permetteva di godere delle gesta di
D10S all’allora San Paolo.
Il bello è che le quote erano variabili in funzione del settore prescelto. Così i prezzi ufficiali si presentavano più bassi, visto che la destinazione delle quote doveva essere per iniziative a favore dei tifosi del Napoli e non era conteggiata ai fini di un ulteriore guadagno della società. Ma, in realtà, la cifra pagata dai tifosi era una delle più alte in Italia, anche se nei conteggi ufficiali degli incassi la quota addizionale ATCN era trasparente, facendo sì che nelle statistiche delle società di Serie A il costo dell'abbonamento apparisse più abbordabile di quanto fosse.
Alla fine del ciclo di Maradona, tale quota fu oggetto di indagine per la presunta cessione proprio alla Società Calcio Napoli delle quote (circa 35 miliardi di lire) sugli abbonamenti acquistati (tra il 1986 e il 1994) attraverso la concessionaria di vendita, soldi che invece sarebbero dovuti essere destinati all’associazione ATCN. L’indagine finì poi in un nulla di fatto.
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Credit immagine: 10maggio1987.it |
Oggi come oggi, l’unico paragone possibile tra la partita del 18 aprile prossimo ed una dell’epoca di Ferlaino & Maradona, almeno come attrattiva, è quello con il primo turno della Coppa dei Campioni 1987-88, giocato al San Paolo il 30 settembre 1987 contro il Real Madrid. Bene, il prezzo di allora fu di Lire 27.500 per le curve, ben oltre tutti i prezzi dell’epoca per un settore popolare. I biglietti andarono esauriti in un amen, e nessuno si lamentò. Questo malgrado le chance di qualificazione degli azzurri fossero francamente ridotte, visto lo 0-2 dell’andata a Madrid.
L’incasso di allora sfiorò i 5 miliardi di lire, per un numero di spettatori che superò di gran lunga i numeri ufficiali di 83.827 presenti. Si narra che in realtà allo stadio quella sera entrarono in 100.000. Molti gradoni (non c’erano ancora i sediolini) avevano 2 file di spettatori (testimonianza personale diretta), e i gradini delle scale di accesso ai settori erano tutti occupati da spettatori. Per la cronaca, la cifra incassata dal Napoli di Ferlaino, rivalutata al conio attuale, corrisponderebbe a quasi 6 milioni di euro del 2023.
Di fronte alle lamentele attuali, va anche ricordato che, per
preservare la vendita dei biglietti, all’epoca non era garantita la diretta TV
per le zone della squadra di casa, fino ad eventuale autorizzazione della
società ospitante, della Lega Calcio o delle autorità. Quindi il tifoso aveva
poco da scegliere. O comprava il biglietto per la partita o rischiava di
seguirla solo alla radio. Di solito lo sblocco avveniva quando si raggiungeva
il tutto esaurito, proprio per evitare che i tifosi, invece di correre allo stadio
(cosa comunque rara per la Napoli dell’epoca), scegliessero di vedere la
partita comodamente dal divano di casa, sui favolosi TV Color catodici da
(massimo) 27 pollici dell’epoca. Una volta garantito l’incasso, o se la
Prefettura emetteva l’ordine di trasmettere la partita per motivi di ordine
pubblico, arrivava il via libera per la diretta TV anche nella zona della
squadra di casa.
Oggi questo problema non solo non c’è, ma Napoli-Milan del 18 aprile sarà trasmessa in diretta non solo da una TV a pagamento, ma probabilmente anche in chiaro da Mediaset.
Nessun diritto dei tifosi sarà leso, e non ci sarà nessun prezzo da
pagare.
E quindi, chi se la sente di spendere un centinaio di euro o più per
andare allo stadio lo faccia pure. Gli altri stiano comodamente davanti ai
maxischermi a LED Ultra HD, da 50 pollici in su, con tanto di sound bar con
altoparlanti dal suono realistico, che arredano i salotti moderni.
Magari senza inveire contro una società di calcio che non fa altro che
applicare le più banali leggi di mercato.