sabato 8 aprile 2023

"NAPOLI SIAMO NOI". QUELLA PARTE DI NAPOLI A CUI NEANCHE VINCERE BASTA PIÙ.

 

Il re è nudo.

I comunicati recenti e i cori contro De Laurentiis hanno scoperchiato quello che tanti di noi già sapevano. Ovvero che i gruppi organizzati odiano il presidente del Napoli principalmente perché ha tagliato tutti i privilegi a chi credeva che quello dell'ultrà fosse un mestiere, con tanto di retribuzione fatta da mazzette, biglietti e priorità.

Perché i tifosi organizzati, in tutti gli stadi, credono davvero che la squadra sia di loro proprietà.

Questo concetto distorto ha fatto sì che gli ultras siano stati sempre e ovunque coccolati, non solo a Napoli. Pian piano le coccole si trasformano in ricatto e sappiamo bene quante società sono state e sono ancora sotto scacco degli ultras.

Il Napoli ha messo in campo un banalissimo concetto: i tifosi sono tutti uguali, non esistono priorità e privilegi, e i biglietti vanno a chi li compra per primo, come in qualsiasi spettacolo del mondo. E che la società è di chi l'ha acquistata.

Sono anni che provano a trascinarsi dietro la gran parte dei tifosi del Napoli, e in tanti ci sono cascati. Slogan come quelli del presidente che non vuole vincere, quello del papponismo (che poi è l'esatto contrario della realtà, perché quelli che approfittano dell'amore del Napoli per fare soldi sono ben altri) si sciolgono come neve al sole di fronte alle prestazioni di un Napoli che costituisce da anni la squadra forse più bella e più forte del panorama italiano, e se lo scudetto non è ancora arrivato è stato per piccoli dettaglianche per fattori che oseremmo definire un po' lontani dai campi di calcio.

Quest'estate gli eterni “oppositori” pensavano di vincere facile, dopo l'addio dei giocatori definiti più forti hanno cominciato a martellare pesantemente portandosi dietro una buona parte dei tifosi napoletani. Pensavano che questa volta ci fosse poco da fare e che di fronte a dei risultati che loro si aspettavano pessimi avrebbero costretto De Laurentiis a lasciar perdere il Napoli. Mai e poi mai si aspettavano che proprio quest'anno, per una serie di congiunzioni astrali, chiamiamole così, si ritrovassero tra incudine e martello. Ora sono in gabbia, sono messi di fronte alla realtà e reagiscono urlanti riportando in vita slogan che una volta potevano anche fare proseliti. E che invece, di fronte ai fatti, fanno solo sorridere e sembrano vecchie cantilene del passato senza più significato. 

Persino gridare "Napoli siamo noi" e continuare a chiamare De Laurentiis "il romano", proprio per rimarcare le distanze tra lui e la città, o meglio, tra lui e loro, ormai sembra non fare più presa.

Bisognerebbe però chiedere conto a tutta quella fetta di tifoseria napoletana, anche a quella borghesia che ha sempre mal sopportato De Laurentiis, di tutte le critiche e tutti i distinguo degli ultimi anni. Anche quando il Napoli lottava spalla a spalla con la Juventus per i massimi traguardi. Perché la malapianta della contestazione nella città di Napoli è sempre difficile da recidere, e sono certo che già nella prossima stagione, non appena qualcosa dovesse andare storto, in un modo o nell'altro si ricomincerà.

Ecco perché auguro a Spalletti di vincere tutto il possibile e di andare via da trionfatore.

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