venerdì 31 luglio 2015

LE NOTTI D'ESTATE "VERY HOT" DELLE OLIMPIADI DI LOS ANGELES 1984

Il logo delle Olimpiadi di
Los Angeles del 1984

Chi si ricorda di Marco Dell’Uomo? E qualcuno ricorda Giovanni Franceschi?
Eppure trentuno anni fa, proprio durante questi stessi primi giorni di agosto, la mattina in panetteria, in edicola, in metropolitana, e soprattutto con i colleghi di lavoro e magari con i propri familiari, si parlava molto di questi due nuotatori. E si parlava delle finali olimpiche che durante la notte italiana li avrebbe visti come “sicuri protagonisti”. Finali di nuoto "da non perdere assolutamente", costi quel che costi.




La cerimonia di apertura delle
XXIII Olimpiadi
In effetti, quando Ronald Reagan a Los Angeles dichiarò aperti i Giochi della XXIII Olimpiade, non immaginava di fornire ai maschi italiani un alibi enorme per giustificare lunghe nottate da soli davanti alla TV come mai era accaduto fino ad allora. E di come quell’estate sarebbe stata ricordata come una tra le più calde, almeno sul piccolo schermo. Grazie alla silenziosa alleanza tra le maratone televisive dedicate alle Olimpiadi e quelle delle TV locali dedicate al cinema per adulti.
Sì, perché prima dell’epoca di Internet e dei siti per adulti, molto prima dell’avvento dei DVD a luci rosse, e ancora prima delle videocassette amatoriali, proprio da quell’estate iniziò l’epopea delle TV locali che, prima delle restrizioni imposte da pretori e da leggi ad hoc, si presero cura per anni di portare i film porno nei salotti delle case italiane.

Fino al 1984 guardare dei film pornografici a casa propria era molto difficile, se non grazie a qualche Super-8 svedese o tedesco che circolava clandestinamente. Altrimenti c’erano i tanti cinema a luci rosse, luoghi considerati però squallidi, e nei quali si correva il rischio di essere visti e riconosciuti.

Eppure il cinema porno è sempre stato un’industria redditizia fin dagli anni ’70, tanto da considerare, ad esempio, dei film come “Gola Profonda” come delle vere opere d’arte. La sua grande, ma nascosta, diffusione è stata osteggiata dal cosiddetto “comune senso del pudore”, almeno quello pubblico, e da una morale bigotta, arrivando addirittura ad ottenere l’effetto opposto, in altre parole alimentando la curiosità degli spettatori tramite l’uso frequente della censura che non faceva altro che pubblicizzare gratuitamente i film vietati. Un esempio è il caso di "Caligola" di Tinto Brass che nel 1979 ebbe un gran successo di programmazione dopo le denunce ed i successivi sequestri, arrivando addirittura ad una sentenza di distruzione delle copie senza che questo impedisse alla pellicola di diventare un "cult" dell'epoca. 

Le TV locali esplosero e divennero famose anche grazie al sesso. Già all’inizio degli anni ’80 proponevano degli spogliarelli caserecci che, prima nei fine settimana, poi quotidianamente, imperversavano in TV subito dopo la mezzanotte, poi passarono a lunghe rassegne “sexy” fatte di film “soft-core”, soprattutto nel sabato notte.

Tutto ciò fino al grande spartiacque dei primi film esplicitamente porno mandati in onda da temerarie emittenti che, approfittando di vuoti legislativi, trovarono presto decine di migliaia di affezionati telespettatori. La messa in onda nel 1983 da parte di "Canale 21", emittente di punta tra le TV locali partenopee, di ”Johanna la Farfalla” ebbe un’eco fragorosa in città. In pochi sapevano o immaginavano che persino "Canale 21" avrebbe aperto al porno in maniera così clamorosa. Se ne parlò tanto nei giorni successivi tra i telespettatori increduli e coloro che si erano lasciati scappare la visione, fino a che qualche mese dopo lo stesso Canale 21 ripropose la pellicola (che non trattava di Entomologia o Lepidotteri) annunciandola addirittura nel suo palinsesto quotidiano sulla pagina degli spettacoli de “Il Mattino” e raggiungendo “share” degni di una finale di Coppa dei Campioni.

Poi arrivarono gli “Olympic Games”. Non so se la scelta dei palinsesti notturni delle TV locali durante l’estate del 1984 fosse stata influenzata dalla maggiore presenza di telespettatori dovuta alle Olimpiadi di Los Angeles. Sicuramente TV private e RAI (che all’epoca trasmetteva in esclusiva le Olimpiadi) si aiutarono a vicenda. 

Monoscopio RAI sui teleschermi
notturni negli anni '80

Per chi fosse troppo giovane ricordo che all’epoca la TV non trasmetteva ancora 24 ore su 24. E che soprattutto gli orari degli italiani erano molto diversi da quelli di oggi. Le trasmissioni televisive più seguite terminavano al massimo alle 23 e più o meno tutti andavano a letto ben prima di mezzanotte. Quindi le pochissime cose trasmesse dopo le 24 avevano poco seguito e l’una di notte era considerata notte fonda.



Chi è pratico di Olimpiadi sa che le prime giornate vedono il nuoto come sport principale, con grande spazio lasciato agli sport cosiddetti minori. Roba per amatori e veri appassionati, soprattutto perché i primi giorni di Los Angeles 1984 non proponevano ancora molti atleti italiani da medaglia. Eppure quando dal salumiere cominciai a sentir parlare di finale olimpica di “dressage” non potei non restare stupito. Sulla “Gazzetta” diedi uno sguardo al palinsesto della notte in arrivo e vidi che la finale sarebbe iniziata intorno all’una della notte tra 31 luglio e 1 agosto.
Lessi il giornale con maggiore attenzione e mi informai sui favoriti, visto che si doveva trattare di cosa assai interessante, e da neofita dell’equitazione imparai l’età e le caratteristiche equine di Limandus, Marzog e Ahlerich, cavalli di razza cosiddetta “Hannover”. Cavalli e cavalieri favoriti erano tutti più o meno teutonici.

Il pluri-campione olimpico di
Dressage, Reiner Klimke, nella
diretta TV da Los Angeles nel 1984
Rientrato in piena notte da un martedì sera passato con gli amici (beata gioventù...), mi sintonizzai sul canale olimpico. Il dressage era una disciplina strana, un lento balletto di un cavallo all’interno di un rettangolo grande un quarto di un campo di calcio, con tanto di votazione finale da parte dei giudici. Talmente soporifero da resistere con lucidità al massimo per una decina di minuti. Immaginate all’una di notte passata…
Il volume della TV era tenuto basso per non disturbare i vicini e fatalmente mi appisolai davanti alla TV. Nel dormiveglia, dalle finestre aperte dei palazzi del quartiere mi arrivarono sospiri e mugolii con musiche di sottofondo. Mi affacciai e vidi tante TV accese con l’eco dello stesso canale. Incuriosito, feci il mio bravo zapping e mi imbattei in “Napoli TV”, canale locale in crescita. Anche su "Napoli TV" la Germania la faceva da padrona, solo che non si trattava del leggendario Reiner Klimke, campione olimpico per l'ennesima volta di lì a qualche ora, bensì di attori ed attrici intenti ad attività meno olimpiche. Si trattava di cortometraggi pornografici tedeschi, ed allora capii tutta la passione degli abitanti del mio quartiere per il dressage. I cavalli avrebbero fatto la loro apparizione più avanti anche nei film. Non so dirvi però se si trattasse di esemplari della razza “Hannover” o meno…

La squadra italiana oro nel Pentathlon
moderno nelle Olimpiadi 1984
Da quel giorno iniziai a decifrare le frasi che sentivo in giro nel quartiere. Vedevo facce stanche ma felici per le prime medaglie italiane. Almeno così dicevano i numerosissimi appassionati di Pentathlon Moderno che la notte tra 1 e 2 agosto videro (?) il trionfo di Daniele Masala, Carlo Massullo, Roberto Petroni e Pierpaolo Cristofori. Alle due della notte precedente, ora italiana, la squadra azzurra aveva preso il via nell'ultima gara, la corsa dei 4000 mt, a caccia dell’oro. In contemporanea "Napoli TV" ed altre emittenti partirono con la loro contro-programmazione a caccia di telespettatori. Molti dovettero fare una scelta, i 4000 mt erano una gara relativamente breve, anche i cortometraggi lo erano. Alla fine tutti furono contenti, almeno l'oro olimpico giustificò ufficialmente agli occhi di chi dormiva ignaro (o ignara) la lunga nottata davanti alla TV.

Poi arrivarono le notti di Giovanni Franceschi, finalista dei 400 misti, utilizzato come paravento per la visione di un film svedese degli anni '70. Marco Dell’Uomo, finalista dei 400 stile libero, divenne invece l’alibi perfetto per guardare una pietra miliare del porno francese.
Poi migliaia di spettatori nelle notti d’agosto per Fossa Olimpica, Ginnastica Artistica, Sollevamento Pesi e Lotta Greco-Romana, share da record persino per la finale di Hockey su Prato tra Pakistan e Germania Ovest, coperture più che efficaci per filmini nazionali ed internazionali

Lo sprint finale di Alberto Cova
nei diecimila di Los Angeles
Finalmente fu il momento dell’Atletica Leggera, per la cui visione notturna qualsiasi sospetto era fugato, trattandosi della regina delle discipline olimpiche con tanto di candidati italiani alle medaglie
Molte TV private campane si erano già accorte che il filone olimpico era estremamente redditizio in termini di share. Nell’attesa delle finali di atletica più importanti, alcune TV riuscivano a tenere alta la tensione proponendo sondaggi tra i telespettatori per la scelta del film della notte, elencando tre o quattro prodotti profondamente diversi, solitamente un classico, un film a sfondo religioso, un western ed un porno. Le barrette elettroniche, fatte con un Commodore 64, segnalavano le preferenze degli utenti. Di solito, dopo inizi balbettanti nei quali il film a sfondo religioso la faceva da padrone, il porno compieva sprint finali degni di quello di Alberto Cova nei 10000 di Los Angeles.

L’alternanza tra le gare olimpiche ed i filmini pornografici terminò ufficialmente il 12 agosto 1984.
Dal giorno successivo il porno prese pieno possesso delle nottate degli italiani.
Le TV locali fiorirono, a Napoli molti ricordano ancora nomi come Tele Flegrea, Tele Akery, Tele Miracoli, ecc., così come in altre città d'Italia tanti ricordi di gioventù sono rimasti legati a quelle TV private che infransero i tabù di una società bigotta ma segretamente peccaminosa.
Fino al divieto definitivo del porno sulle TV in chiaro avvenuto nel 2007 tramite disposizione della “Autorità per la Garanzie nelle Comunicazioni” e all’immediato definitivo sdoganamento dello stesso su Internet, dove la pornografia occupa oggi la fetta più grossa di contatti ed i siti per adulti più famosi collezionano milioni di visite al mese.

La copertina di "Time" dedicata
ad Ueberroth, organizzatore delle
Olimpiadi di Los Angeles


Peter Ueberroth non sa di essere stato a suo modo un benefattore. Non di certo per essere stato l’organizzatore di Los Angeles 1984, né per essere poi diventato uomo dell'anno di "Time", ma di sicuro per aver concesso ai telespettatori italiani una scusa per restare svegli nelle caldissime notti dell’estate 1984. Telespettatori che a loro volta non avrebbero avuto dubbi nell'assegnare a loro volta la copertina di "Time" al futuro presidente del Comitato Olimpico statunitense.

sabato 11 luglio 2015

Sono passati 33 anni dalla notte magica di Madrid: quando a New York nacque quell'impresa

Zoff solleva la Coppa del mondo al Santiago Bernabeu
Trentatrè anni fa, più o meno a quest’ora, minuto più minuto meno, la Nazionale Italiana di calcio conquistava il suo terzo titolo mondiale. Quell’11 luglio 1982 è una di quelle date di cui ogni italiano ricorda perfettamente ogni dettaglio, cosa faceva, dove si trovava e con chi.

Per la cronaca io ero sul divano di casa con il mio papà, noi due soli prima della gara, come durante le ultime tre partite.

Invece no. Due minuti prima del fischio d’inizio si sentì bussare alla porta. Era il nostro vicino di casa, tra l’altro totalmente a digiuno di calcio, che aveva deciso (portandosi dietro il suo bimbo di due anni) di guardare, proprio a casa nostra, questa famosa partita di cui aveva sentito parlare per strada.
Un brivido gelido mi attraversò la schiena. L’incantesimo rischiò di essere interrotto.
Al rigore sbagliato di Cabrini ebbi la sicurezza assoluta. La colpa era di Don Salvatore e figlio.
Volevo molto bene ad entrambi, ma non potevamo buttare un mondiale per colpa loro.
Però si vede che era una serata che doveva finire bene. Infatti, quasi alla fine del primo tempo il piccolino cominciò a piangere. Sperai che non si fermasse e così fu.
“Sig. Liberale, me ne devo andare per forza, Quello non smette di piangere e magari la mamma lo riesce a calmare”.
“Non vi preoccupate Sig. Salvatore – mi permisi di rispondere io – fate con comodo…”.

Comunque non volevo usare queste pagine per raccontare i miei ricordi, l’ho fatto solo perché sono certo che tutti quelli che hanno almeno quaranta anni si ricorderanno bene quella serata.
La serata in cui una squadra, che scoprimmo giorno dopo giorno essere fortissima, arrivò al titolo mondiale dopo polemiche e silenzi stampa.
Quella serata fu però l’apice di un percorso iniziato anni prima.
Andando all’indietro nel tempo ho fissato il momento in cui furono gettati i semi di quella vittoria in una data precisa: 28 maggio 1976. A questo punto vi lascio leggere la storia di quella serata.


Il manifesto ufficiale del torneo

Era venerdì 28 maggio 1976.
L’Italia si era presentata al Torneo del Bicentenario degli Stati Uniti d’America dopo un biennio fatto di pochissime vittorie (di cui nessuna realmente di prestigio), subito dopo l’uscita dagli Europei 1976 nella fase eliminatoria, e a due anni dal disastro sportivo dei mondiali 1974.

In panchina Bernardini e Bearzot ancora condividevano la guida tecnica, anche se Bearzot cominciava a prevalere nelle decisioni.
Dopo una facile vittoria con una rappresentativa USA fatta anche di ex-grandi calciatori da poco trasferitisi in America nel tentativo di esportare il calcio, alla nostra nazionale toccò l’Inghilterra, tradizionalmente ostica per i nostri colori viste le due sole vittorie in dieci partite, tra cui la storica conquista di Wembley il 14 novembre 1973.

Erano le 20.45 ora USA. Era appena terminato il primo tempo.
La leggenda racconta che negli spogliatoi dello Yankee Stadium di New York, adattato dal baseball al calcio per l’occasione, Bearzot avesse chiesto ai suoi ragazzi se se la sentissero di continuare a correre ed attaccare gli inglesi come avevano fatto per tutto il primo tempo o se fosse meglio stare un po’ più attenti, pensare a difendere il risultato e portare a casa il 2-0 senza correre troppi rischi.

La formazione iniziale della partita
Si, perché la Storia racconta che l’Italia stava strapazzando l’Inghilterra come mai era accaduto prima. Due a zero  all’intervallo grazie a due gol nei primi 19 minuti e soprattutto a un gioco fresco e brillante fatto di pressing e velocità che aveva sorpreso e tramortito i “leoni”.
Gli inglesi presenti in tribuna non ci capivano più nulla. Ma come? L’Italia squadra catenacciara che non fa vedere palla ai maestri?



Il secondo gol di Graziani

Torniamo alla domanda di Bearzot. La leggenda racconta che il “gruppo” rispose: “no mister, ci stiamo divertendo e continueremo così”.

La Storia racconta che quel giorno l’Italia non vinse la partita, anzi la perse 3-2. La rimonta inglese maturò in pochi minuti appena all’inizio della ripresa, complici distrazioni ed errori della nostra difesa.


La leggenda racconta che l’Italia voleva stravincere, ma a quanto pare il testosterone ci mise lo zampino. Le parole di Paolino Pulici riprese da Italo Cucci sul Guerin Sportivo circa l’atmosfera al rientro in campo dopo l’intervallo furono le seguenti:

Paolo Pulici
“La sfilata delle majorettes è andata per le lunghe, l’intervallo è durato circa venticinque minuti e noi eravamo già pronti a riprendere il gioco mentre quell’esercito di belle ragazze era ancora in campo. Sentivo uno che diceva: “guarda che belle gambe quella lì” e un altro: “guarda che bel sedere!”. Insomma, quando l’arbitro ha fischiato l’inizio della ripresa, c’era ancora chi “marcava” le americanine in minigonna e non l’avversario e quando hanno aperto gli occhi, Zoff era stato battuto già due volte». 
Quindi non fu solo l’imprudenza di produrre un gioco che nulla aveva a che fare con la tradizione del catenaccio e contropiede a mettere lo sgambetto all’Italia. La mancanza di concentrazione e forse la leggerezza di una partita che in fondo valeva poco fecero il resto.

Però la Storia racconta che l’Italia, dopo anni di calcio timoroso ed attendista, quella sera giocò davvero per la prima volta in maniera brillante e propositiva.
La risposta dello spogliatoio, benché non verificabile se non attraverso le testimonianze di chi in quello spogliatoio c’era, rappresentò probabilmente la voglia di scrollarsi di dosso anni di paura degli avversari fatti di partite sofferte ed in trincea a difendere il risultato.

Probabilmente la Storia e la leggenda racconterebbero insieme che quella sera (in Italia era notte fonda…) nacque lo spirito di quella nazionale che in 4 anni vinse un campionato del mondo, ed arrivò quarta in un mondiale ed un europeo.
E la prima delle tante grandi squadre che nei 4 anni successivi subirono delle storiche sconfitte da parte di quella nazionale italiana fu proprio l’Inghilterra, eliminata dagli azzurri dal mondiale del 1978 e sconfitta agli Europei del 1980.

Poi vennero Brasile, Argentina, Germania, ecc., ma anche questo è scritto nei libri di storia…

Le immagini dei gol di quella serata



INGHILTERRA – ITALIA 3-2

RETI: 15′ e 18′ Graziani (IT), 46′ Channon, 48′ Thompson, 53′ Channon (ING)

INGHILTERRA: Rimmer (dal 46′ Corrigan), Clement, Neal (dal 46′ Mills), Towers, Thompson, Doyle, Wilkins, Channon, Royle, Brooking, Hill.
A disposizione: Cherry, Kennedy, Taylor.
C.T.: D. Revie.

ITALIA: Zoff, Roggi (dal 57′ Maldera), Rocca, Benetti (dal 57′ Zaccarelli), Bellugi, Facchetti, Causio (dal 57′ C. Sala), Capello, Graziani, Antognoni, P. Pulici
A disposizione: Castellini (Torino), Bettega (Juventus).
C.T.: F. Bernardini; all.: E. Bearzot.

ARBITRO: Weyland (Germania Ovest).