domenica 8 luglio 2018

GLI DEI DEL CALCIO. 3a puntata

LA MALEDIZIONE ORANGE

Probabilmente in pochi lo sanno o lo ricordano.
La più bella nazionale degli anni ’70, l’incompiuta per definizione, la leggendaria Olanda del ’74 e del ’78, si porta dietro una macchia.
Un peccato originale, uno scheletro nell'armadio che in tanti non conoscono (o hanno rimosso), senza il quale quella squadra sarebbe rimasta nel limbo ancora a lungo.

La “sliding door” che diede il via alla leggenda di “arancia meccanica” è datata 18 novembre 1973.
Ad Amsterdam si affrontarono Olanda e Belgio per stabilire, nell'ultima partita del girone di qualificazione, chi delle due dovesse accedere ai mondiali di Monaco ’74. 

Il Belgio era una squadra tosta. Nei precedenti europei si era classificato terzo dopo Germania Ovest e URSS. Nel girone di qualificazione ai mondiali (il gruppo 3) aveva collezionato gli stessi punti dell’Olanda di Crujiff. Nove punti per entrambe, frutto di quattro vittorie ed un pareggio per 0-0 maturato ad Anversa tra le due squadre giusto un anno prima. L’Olanda però era in netto vantaggio nella differenza reti. 24 gol fatti e 2 subiti per gli Orange. 12 fatti e nessuno subito per i belgi. Gli olandesi avevano strabordato, seppellendo di gol le avversarie, in particolare la Norvegia con un 9-0 e l’Islanda fuori casa con un 8-1.
Quindi al Belgio non restava altro che battere gli olandesi a domicilio.
L’Olanda, naturalmente portata al gioco offensivo, non si limitò a difendere lo 0-0. Piot salvò il risultato in diverse occasioni. Il Belgio restava a caccia dell’episodio che l’avrebbe portato al mondiale. 

Ebbene, l’episodio arrivò. 
Il gol annullato al Belgio
Era l’89° minuto. Su una punizione nella tre-quarti olandese, Paul Van Himst scodellò un preciso passaggio dal lato opposto. La difesa olandese era, come da abitudine, scattata in avanti per mettere in fuorigioco gli attaccanti belgi. Il portiere olandese Schrijvers uscì a vuoto, e  Jan Verheyen, solo davanti alla porta sguarnita, mise in rete. Era il gol qualificazione per il Belgio. Quella volpe di Goethals era riuscita a mettere nel sacco l’allora allenatore dell'Olanda,  il cecoslovacco František Fadrhonc.



Invece no. L’arbitro sovietico Kazakov decise di annullare per fuorigioco.
Non era ancora l’epoca del VAR e della tecnologia, ma c’erano almeno tre difensori olandesi che tenevano in gioco Verheyen.
______________________________________________

Quel singolo episodio cambiò la stioria del calcio per sempre. O almeno per gli anni successivi.
Il calcio olandese già dominava con l’Ajax in Europa, ma senza la sua presenza ai mondiali del 1974 difficilmente sarebbe potuto diventare il modello imitato da tanti da allora in poi.
Le cose sembravano andare per il verso giusto, ma spesso gli “dei del calcio” ci mettono lo zampino. Come per l’Inghilterra e per l’Argentina, la macchia della storia trasformerà quella vittoria in una vittoria di Pirro.
Da allora in poi, l’Olanda si fermerà quasi sempre sul più bello. 
Un solo trofeo portato a casa, gli Europei 1988. 
Prima e dopo di allora, una lunga serie di sconfitte, più o meno onorevoli. Ecco il lungo elenco delle più dolorose


Il fischio finale dei mondiali 1974




1974: finale dei mondiali persa contro la Germania Ovest, padrona di casa, nonostante che l'Olanda fosse passata in vantaggio alla prima azione di gioco.




Il gol cecoslovacco del 2-1 segnato da Nehoda al 114'





1976: semifinale degli europei persa clamorosamente ai supplementari contro la Cecoslovacchia, con due gol subiti negli ultimi 6 minuti.





Il palo di Rensenbrink a tempo scaduto

1978: finale dei mondiali persa contro i padroni di casa dell’Argentina, dopo essere stati a pochi centimetri dalla Coppa, fermati solo dal palo colpito da Rensenbrink al 91° minuto.







Il 12° gol della Spagna ad opera di Señor
1983: fuori da Euro '84 per opera dalla Spagna (a pari punti), grazie al clamoroso 12-1 iberico contro Malta. Ultima partita del girone, senza il privilegio per l’Olanda della contemporaneità. 
Orange già virtualmente qualificati (alla Spagna sarebbero serviti 11 gol di scarto per recuperare la differenza reti), ma estromessi 4 giorni dopo grazie alla (sospetta) resa incondizionata dei maltesi. Un autentico scandalo, anche perché Spagna e Olanda finirono a pari differenza reti, ma con le furie rosse in vantaggio di due gol segnati.





1985: la beffa (e la vendetta) subita ad opera del Belgio nel playoff per accedere al mondiale 1986. In vantaggio per 2-0 in casa, dopo aver perso l’andata in Belgio per 0-1, subì il gol della qualificazione belga da parte di Gerets a 5 minuti dal fischio finale.



Poi, dopo il titolo europeo del 1988, altre beffe stavano per arrivare...


Il rigore di Van Basten parato da Schmeichel


1992: sconfitta ai rigori dalla Danimarca nella semifinale degli Europei. Beffa ancor più atroce se si pensa che l’unico a sbagliare fu il miglior giocatore olandese di allora, Marco Van Basten.




Il rigore decisivo fallito da Seedorf


1996: sconfitta ancora ai rigori, stavolta dalla Francia, negli Europei. Ancora una volta con un solo rigore sbagliato, quello di Clarence Seedorf.




Il rigore decisivo di De Boer parato da Taffarel



1998: di nuovo battuti ai rigori nei mondiali. Ad un passo dalla terza finale mondiale, uscirono per mano del Brasile sbagliando gli ultimi due penalty con Cocu e Ronald De Boer





Il famoso "cucchiaio" di Totti che umiliò gli olandesi


2000: sconfitta per l’ennesima volta ai rigori negli Europei di casa. Olandesi vittime dell’Italia. Tra tempi regolamentari e sequenza dei rigori, i calciatori olandesi riuscirono a segnare appena un penalty su sei. Due rigori sbagliati nei 90 minuti e tre nella sequenza decisiva.


L'occasione più clamorosa fallita da Robben





2010: sconfitti in finale dalla Spagna ai supplementari con un gol di Iniesta a 4 minuti dai rigori. Dopo aver fallito però per ben due volta il match point con Arjen Robben 





Il rigore di Sneijder respinto da Romero


2014: ancora una volta battuti ad un passo dalla finalissima. Guarda caso, sempre ai rigori. L’Argentina vince senza sbagliarne neanche uno, mentre Vlaar e Sneijder sbagliano per gli Orange.




L’Olanda può essere considerata senza dubbi la più famosa “perdente di successo”.
È l’unica nazionale ad aver raggiunto per ben cinque volte le semifinali di un campionato del mondo senza vincere mai la Coppa.
Ciononostante resta un mito ed un modello per coloro che amano il calcio.
Perché non sempre vincere è l’unica cosa che conta.

Nessun commento:

Posta un commento