venerdì 12 giugno 2015

Sarri Maurizio, napoletano a furor di popolo. Per ora.


Maurizio Sarri allo stadio San Paolo

L'avevo detto a Bruno e Michele.
Si, glielo avevo detto: "quell'allenatore non è un fesso".

Loro no, hai voglia a perdere tempo e spiegare che quel signore in tuta aveva studiato bene il Napoli e che conosceva i punti deboli della squadra di Rafa Benitez. Hai voglia a dire che l'Empoli era stato caricato a molla dal suo allenatore per fare la prestazione dell'anno.

Loro no. Bruno e Michele erano incavolati neri con il Napoli, con il suo allenatore, con i calciatori e pure con il presidente! Per la cronaca Bruno e Michele non hanno niente a che fare con "Gino e Michele". Non scrivono libri di barzellette, non fanno i comici e non si occupano di cabaret. In compenso fanno il tifo per il Napoli. Che quella sera qualcosa di comico lo aveva avuto, soprattutto in difesa.

Però l'uomo in tuta, all'anagrafe Maurizio Sarri, ci mise molto di suo per rendere ridicola la prestazione del Napoli. La sua squadra aveva dominato in tutte le zone del campo ed i suoi attaccanti passavano da tutte le parti. 
E a fine partita quasi quasi non era neanche contento del 4-2, diceva che "il 4-1 rispecchiava meglio l'andamento della partita".
"Di solito i giocatori giovani e meno famosi fanno i partitoni contro il Napoli per mettersi in evidenza", provai a dire sommessamente mentre il cameriere de "Gli Scugnizzi" di Empoli ci serviva le nostre pizze "Pulcinella" con mozzarella di bufala DOP.
Il maxi-schermo di fronte al tavolo, in una sorta di supplizio cinese, ci riproponeva di continuo gli highlights della partita che avevamo da poco finito di vedere dalla tribuna sud del "Castellani". 
"Non è possibile prenderne quattro! Non è possibile perdere con l'Empoli!". Bruno non voleva sentire ragioni o giustificazioni. "Vedi Bruno - provavo a ragionare - in tanti dicono che l'Empoli gioca bene, in tanti vogliono il suo allenatore, come si chiama? Ah si, Sarri. Dicono che andrà al Milan. Poi stasera ha giocato benissimo, non trovi?"
"Eh già, mò ci mettiamo pure paura dell'Empoli e del suo allenatore... E' arrivato il nuovo Guardiola!".

Ripensavo ai giocatori che fanno "il partitone" contro il Napoli, magari sperando in un ingaggio futuro con una grande squadra.
Non immaginavo che invece quell'ingaggio lo avrebbe guadagnato l'uomo in tuta, ovvero Sarri Maurizio da Figline Valdarno, classe 1959, come scrivevano una volta i giornali che ne capiscono.
Tranne poi accorgersi che si tratta di Sarri Maurizio da Napoli, casualmente da Napoli.
Dico casualmente da Napoli ripensando a Claudio Gentile da Tripoli, o Pepito Rossi da Teaneck.

Però ho l'impressione che per molti partenopei il suo certificato di nascita abbia un'importanza particolare, quasi lo scoglio a cui aggrapparsi per credere in lui fino in fondo.
E' inutile fingere che non sia così, la sua scelta ha provocato molto sconcerto. Gli addetti ai lavori gli sorridono, ma temo che siano pronti ad impallinare lui ed il suo presidente se le cose dovessero andare male.
Chi conosce il calcio italiano sa benissimo che in quel caso in tanti ricorderanno all'allenatore il suo pedigree operaio fatto anche di esoneri ed al presidente la sua incoerenza.
Le fughe di notizie su presunti (quanto improbabili fino a prova contraria) contatti tra la SSC Napoli e Vincenzo Montella (anche lui da Napoli e dintorni) sono il primo biglietto da visita che Sarri dovrà tenere ben conservato. Il primo avvertimento che a Napoli a volte funziona così.
E che lui già parte con l'handicap. L'handicap di chi agli occhi di una parte della tifoseria potrebbe non essere stato la prima scelta, e forse neanche la seconda.
E quella napoletanità ostentata per conto terzi da alcuni notabili cittadini come un prezioso marchio di fabbrica, pur se solo di nascita e non di formazione, sarà presto dimenticata se non sarà accompagnata dai risultati, non dico " 'o scudetto", ma almeno da prestazioni all'altezza del blasone percepito dai tifosi e da tante "maglie sudate", come recita l'ultima tendenza cittadina.

Il commento di De Magistris: "Benvenuto a un figlio di Napoli, a un figlio di Bagnoli"

Maurizio Sarri ci proverà, questo è certo. E mal che vada si consolerà pensando che per fare quattro passi vicino al mare almeno non avrà dovuto fare sessantacinque chilometri di FI-PI-LI prima di arrivarci...



1 commento:

  1. IL leit motiv che accompagna l' arrivo di Maurizio Sarri a Napoli, anche da parte di coloro che irridevano il progetto di "internalizzazione" rappresentato da Benitez è "ridimensionamento". Più correttamente io porrei l' accento sul concetto di "nuova dimensione" per il Napoli, fermo restando che bisognerebbe ragionare su quale sia la "dimensione" adeguata per il Napoli, squadra, società, ambiente. Lo dico subito, senza mezzi termini: l' adeguatezza del ruolo del Napoli, la sua cometitività sarà determeninata da Napoli città, dai suoi limiti., dalle sue ambizioni, dalla sua classe dirigente, comprendendo in questa definizione, classe politica, economico-finanziaria, Intelligentsia culturale, che oggi è straordinariamente debole, in tutte le sue espressioni. Napoli non conta nulla, non fa "sistema", non ha più un solo centro decisionale influente, capace di determinare scelte, non dico a livello nazionale ma che più senploicemente riguardino il nostro territorio e nulla più.
    E' stato clamorosa la venuta meno, la sconfitta del "sistema Napoli" proprio per quello che riguarda il calcio negli ultimi due anni. Non voglio entrare nel merito della polemica rafaelismo vesrsus antirafaelismo. E' semplicemente stata rifiutata l' ipotesi di una cultura altra, che guardasse un passo, piccolo peraltro avanti, alla contingenza, al' immediato. Napoli, ma il sistema calcio Italia nel suo complesso, ha fatto la guerra allo straniero, irridendo al concetto di internalizzazione, inetso come superamneto di una cultura chiusa in se stessa, convinta che non ci sia bisogno di un confronto con esperienze ed idee venute da fuori. Che strano, la stessa Napoli che rivendica la propria storia e la propria cultura Europea, il proprio respiro internazionale, fa la guerra al panzone spagnolo venuto qui a colonizzarci calcisticamente parlando. In realtà Napoli è chiusa nel proprio invincibile provincialismo, che si riempie la bocca ricordando la propria storia ed il proprio ruolo nelle cultura europea salvo poi non fare il minimo sforzo per "comprenderlo" per "viverlo" attualizzarlo, non esibirlo come vuota vanteria, una medaglietta da appuntarsi, gloriandosi della grandezza di altri che invece rifiutiamo. A napoli, per quanto è grave la situazione socio economica., c'ì è un grande fermento culturale: si scrive, si compone, si rappresenta il tutto ad un livello altissimo che viene pure riconosciuto nella sua grandezza, al diu fuori della nostra realtà, dove questo fermento non è conoscoiuto, non è interiorizzato, non è acquisito.
    Quindi se nel calcio non potremo, anche per oggettivi limiyti economici, dovremo accontentarci di una competitività relativa, che ci potrà dare qualche sporadica soddisfazione o qualche successo ( che sarà per di più misconosciuto, Ho sentito un commentatore televisivo molto trendy, definire la Supercoppa una coppetta che nulla aggiunge al palmares del Napoli che chissà quanto ricco è) prendiamocela con i nostri limiti, che sembra siano invalicabili, almeno per il prossimo futuro. Sarri più che una scommessa mi sembra una sfida, con la sua dose di fascino e di incoscienza, ammesso che il nostro presidente possa avere momenti di incosacienza. E' un po' come il giocatore di tressette a chiamare che si gioca una sola non avendo tre in mano,bensì solo qualche asso, magari neppure ben protetto, al limite un 28 liscio o un Re terzo. Che poi come i giocatori di tressette sanno bene andare da soli avendo in mano solo qualche tre è il sistema migliore per perdere. So long. Rosario Frattini

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